traspirabilità materiali - Adamo MUSACCHIO architetto

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Il problema dell’eccessiva umidità all’interno delle abitazioni è determinato quasi sempre da una elevata produzione di vapore da parte degli abitanti (cucinando, lavandosi, nell’asciugare i panni, ecc.). In media si registra una produzione di 10 litri di acqua (sotto forma di vapore) a famiglia, ogni giorno. Per ripristinare lo stato di benessere e per evitare danni (muffa, ecc.), l’acqua che si presenta come aria umida deve essere smaltita. Soltanto il 2% di questa umidità riesce ad essere smaltita per diffusione (traspirazione) attraverso muri e coperture, anche ipotizzando i migliori materiali traspiranti; tutto il resto (98%) va eliminato mediante il ricambio dell’aria ambiente, ad esempio, aprendo le finestre. Dunque è importante che le superfici interne (muri, solai, pavimenti) abbiano la capacità di assorbire il più possibile l’umidità dall’aria, e di restituirla all’aria ambiente, in un secondo momento, a più bassa concentrazione di umidità. Questo effetto spugna rimane intatto a condizione che il materiale non venga trattato con vernici che riducono la traspirazione. Un intonaco cementizio, ad esempio, assorbe tre volte di meno umidità di una lastra di gesso, mentre il legno ne può incorporare ancora più del gesso.
La capacità traspirante dell'elemento edilizio è intrinsecamente connessa alla qualità degli intonaci, mentre le implicazioni in ordine all'umidità sono riconducibili ai sistemi costruttivi più generali. Il conseguimento dell'insieme di queste prestazioni è un obiettivo guida per quanto attiene le malte e gli intonaci nelle applicazioni bioedili.
Il coefficiente di resistenza al passaggio del vapore dei singoli materiali è un parametro di selezione ma, in verità, il criterio deve informare tanto la scelta dello specifico intonaco quanto quella degli altri componenti, oltrechè dei mezzi di finitura pittorica o di rivestimento. Finiture incapaci di "respirare" possono infatti vanificare la traspirabilità degli intonaci. le pitture alla calce così come quelle ai silicati ed alcune categorie di pitture a base di altre resine, appositamente formulate, non inibiscono la traspirazione, sono prive di effetti tossici. 
Quindi per capacità di "respirare" delle finiture s'intende, solo, la possibilità che quest'ultime hanno di assorbire il più possibile l’umidità dall’aria interna e di restituirla successivamente quando i valori si riportano su valori igrotermici ideali.
Parliamo quindi dell'EFFETTO SPUGNA che hanno i materiali di finitura, non assolutamente della capacità di attraversamento dell'umidità da parte a parte di una parete strutturale complessa (finitura esterna, intonaco esterno, isolamento esterno, parete portante, intonaco interno e finitura interna). Non confondiamo i due verbi: TRASPIRARE e RESPIRARE. Una parete NON RESPIRA, ma magari le sue finiture interne possono avere una grande capacità di TRASPIRAZIONE. 
traspirabilità intonaco
" ... vede dottore, applicare una pittura non traspirante sul muro di una casa, è come pitturarsi tutta la pelle, si ottiene la morte in pochi attimi."
Chiedevo: <è sorprendente ma, mi dica, perché si muore?>
" ... ma è ovvio, perché non si respira e se non si respira: si muore!"
Alchè, giocando un po', lo confesso, ribattevo: <... non conviene respirare dal naso o, meglio ancora, dalla bocca?>
proseguendo poi, sempre più insofferente, <non si muore perché è impedita la respirazione ma piuttosto perchè viene bloccata la autoregolazione termica del corpo, il sudore è conseguenza dell'equilibrio termico, l'aria serve per ossigenare il sangue, l'ossigeno si unisce con gli zuccheri e diviene il carburante per l'organismo. Il gas di scarto (l'anidride carbonica) esce dalla bocca non dalle braccia
finendo con il doveroso suggerimento: <... non associ due cose così diverse, una casa non ha nulla a che fare con il corpo umano, ovviamente se non per il fatto che deve contenerli e, si spera, nel massimo comfort ambientale.>

 
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